giovedì 28 maggio 2009

Fabrizio De Andrè: tra mito e poesia

di Francesca Di Summa


Fabrizio De Andrè cantautore italiano, nato a Genova il 18 febbraio del 1940 e morto a Milano l’11 gennaio 1999. Faber (soprannome derivante dall'amore per il futuro datogli dall’amico d’infanzia Paolo Villaggio) in quasi quarant’anni di carriera ha composto solo otto canzoni di cui è autore sia del testo che della musica e ha prodotto quindici album. Le sue opere parlano principalmente di storie di emarginati, ribelli, prostitute e persone spesso ai margini della società. I suoi testi vengono considerati componimenti poetici, inseriti in molte antologie scolastiche di letteratura. La sua discografia non è numerosissima come, del resto, inesistenti fino al 1975 erano i suoi concerti. L'album del debutto è Tutto Fabrizio De André (1966, ristampato due anni dopo con il titolo di La canzone di Marinella).


«Questa di Marinella è la storia vera

che scivolò nel fiume a primavera

ma il vento che la vide così bella

dal fiume la portò sopra a una stella».

(La canzone di Marinella).


Gli anni fra il 1968 e il 1973 furono fra i più proficui per l'autore, che iniziò la serie con Tutti morimmo a stento, a cui segue La buona novella; un album importante, che riporta il pensiero cristiano nei primitivi confini di un'umana dimensione della fratellanza, in forte contrapposizione con la dottrina di sacralità e verità assoluta, che il cantautore sostiene essere inventata dalla Chiesa al solo scopo di esercitare il potere.

Un crescendo creativo che, nel 1971 culminò in Non al denaro, non all'amore né al cielo, libero adattamento di alcune poesie della Antologia di Spoon River, opera poetica di Edgar Lee Masters. De André scelse nove delle 244 poesie e le trasformò in altrettante canzoni.

Le nove poesie scelte toccano fondamentalmente due grandi temi: l'invidia (Un matto, Un giudice, Un blasfemo, Un malato di cuore) e la scienza (Un medico, Un chimico, Un ottico). I titoli delle canzoni di De André sono generici (un giudice, un medico) per sottolineare che le storie di questi personaggi sono esempi di comportamenti umani che si possono ritrovare in ogni epoca e in ogni luogo.

Eluana: morte legale o delitto?

di Marika Capuano ed Emanuela Conte

Diciassette anni fa Eluana Englaro viene ricoverata in coma vegetativo a causa di un trauma cranico riportato da un incidente. Assolutamente irriconoscibile, completamente immobile, spostata ogni due ore per evitare che il corpo si pieghi. Nel 1992 viene portata nell'ospedale di Lecco “con la speranza di un sempre più improbabile risveglio”.





La regione superiore del cervello (corteccia), compromessa dal trauma, è destinata ad andare incontro ad una degenerazione definitiva. Gli occhi si aprono e si chiudono ma sono incapaci di vedere. Di lei rimane un corpo privo di emozioni, esperienze, “abbandonato” totalmente al personale ospedaliero che lo assiste. Un corpo non padrone della sua anima. Nessuno si chiede quale sia la volontà di Eluana. Perché il padre avrebbe dovuto far del male alla figlia? Altri cosa avrebbero fatto “al suo posto”?



Secondo l’art.32 della Costituzione «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana».
Secondo il padre e alcuni amici, Eluana avrebbe preferito morire anziché vivere in una tale condizione. Come si manifesta la solidarietà? Tutti parlano, tutti si scontrano (atei, credenti, medici, personale ospedaliero). In realtà nessuno si può permettere di giudicare a sproposito, soprattutto sostituendosi a Dio. Ma è solidale chi accusa il padre di Eluana scrivendo sui muri «Beppino boia»? La situazione è triste.




Il 6 febbraio il Governo ha approvato il decreto in materia di alimentazione e idratazione. Poche righe per impedire che chiunque rifiuti (in caso di malato cosciente) o sospenda (da parte di terzi in caso di coma) somministrazione di acqua e cibo.Ma il decreto non è stato firmato dal Presidente della Repubblica, contrario a tali disposizioni.
Occorre intervenire affinché questioni complesse, come quelle che attengono al diritto alla vita, siano affrontate contemperando le diverse esigenze. Per molti l'idratazione artificiale costituisce una forma di accanimento terapeutico. Non è chiaro, inoltre, sulla base di quali principi la Corte possa ritenere sufficiente una ricostruzione della volontà del malato fondata sull'analisi indiretta e testimoniale della sua personalità, dello stile di vita e dei suoi convincimenti risalenti a un'epoca anteriore alla malattia stessa. Non si è mai giunti a una decisione concreta. I politici non trovano un accordo. Oggi, la vicenda è stata quasi dimenticata. Non se ne sa più nulla. È necessaria una legge sul trattamento di fine vita che tuteli la dignità della persona a prescindere dallo stato di coscienza.



Fortunatamente qualcosa di certo c'è: la Corte d’appello civile di Milano ha deciso “di staccare definitivamente la spina”. I giudici dicono:«Vista la straordinaria durata dello stato vegetativo permanente e l’altrettanta straordinaria tensione del suo carattere verso la libertà e la sua visione della vita, è stata una decisione inevitabile». Comunque sia si tratta della prima applicazione in Italia del “testamento biologico” non basato su un documento scritto.
Davanti a questa lunga tragica vicenda sono necessari silenzio e rispetto umano. Mettiamo da parte i “pettegolezzi”. È stata una vera e propria “cultura di morte”.

Il teatro ai tempi di hollywood

di Piera Micelli


Teatro vs Cinema

È facile parlare di cinema quando si vive in un secolo che è tutto un film. Ma la settima arte trae spunto semplicemente da quella che è la realtà, solo che lo fa con la lente della macchina da presa. Cinema però, non fa rima solo con film set e attori, ma anche con quella parolina magica che oggi sembra dimenticata: teatro.

Percorrendo la strada dei riflettori si può intraprendere un viaggio nella storia del teatro che ci permette di comprendere le ragioni del suo-attuale-scarso successo. Che manchino forse le maschere fisse tanto amate dai bambini di tutto il mondo? Quel pulcinella dal lungo naso, o quell' arlecchino che ha colorato e colora tuttora i nostri carnevali? Silvio d'Amico afferma: «Il Teatro vuole l'attore vivo, e che parla e che agisce scaldandosi al fiato del pubblico». Che manchi forse questa viva partecipazione? No! La risposta a tutto questo è una sola e si chiama “finzione”.

Lavorando da qualche anno in un ambiente del genere mi sono imbattuta nella realtà che ripetutamente grida le sue ragioni. La gente vuole la finzione, staccare la spina dai problemi quotidiani che costantemente martellano nella testa. Vuole ridere e piangere per un mondo parallelo al proprio, ma non uguale. Ecco allora, se lo si guarda da quest’ottica, cosa diventa il teatro: un suicidio! Una messa a nudo dei sentimenti dell' animo umano che mostra debolezze e malattie a un pubblico che è stanco di combattere la sua battaglia quotidiana.

Pirandello affermava: «Oh, il teatro drammatico! Io lo conquisterò. Io non posso penetrarvi senza provare una viva emozione, senza provare una sensazione strana, un eccitamento del sangue per tutte le vene. Quell'aria pesante chi vi si respira, m'ubriaca: e sempre a metà della rappresentazione io mi sento preso dalla febbre, e brucio». E allora ecco che ci si rifugia in un cinema di periferia, passeggiando davanti allo schermo dei ricordi, immergendosi in una storia che ci appartiene e che ci sfugge.

E così quello che un tempo era ritenuto uno dei più vivaci modi di comunicazione oggi rischia di scomparire. Scomparire a discapito o a favore del grande schermo? Perchè è vero che la televisione è evasione dalla realtà, ma non va nemmeno dimenticato che ogni film ha qualcosa da raccontare. Un amore, un incontro, un sogno, un’ emozione. Ci sono quelli che hanno rappresentato la colonna portante di un pezzo della nostra vita. I film della nostra adolescenza, del nostro primo amore, della prima delusione. Un viaggio nell’io non indifferente. E quindi si arriva a dovere decidere se è giusto o meno scegliere tra scena viva e scena vissuta.








Social Network: nuova frontiera della globalizzazione o nuovo pericolo per la privacy?

di Giulia Pesce

La popolazione virtuale cresce sempre di più: se fosse una nazione il “popolo” dei SN sarebbe al sesto posto in classifica

Facebook è uno dei luoghi della Rete più frequentati per gli adetti del social networking. Il servizio di microblogging, nato tre anni fa, oggi è indicato da molti come il sito Web dell'anno e questo grazie a un'escalation del numero di utenti davvero straordinaria. Ma a questa crescita ne consegue virtualmente un effetto negativo per altri social network, come Twitter che ha perso oltre il 60% dei suoi utenti. Infatti molti hanno smesso di farne uso un mese dopo l'iscrizione. Se due membri su tre abbandonano la community dopo poche settimane, che futuro si può prospettare per la community stessa? Possiamo dire che i social network, presentano effetti negativi e risvolti positivi. Siti come Linkedin, Myspace e il fortunatissimo e diffusissimo Facebook sono molto seguiti e diventano un veicolo per la produzione di nuovi artisti e per operazioni commerciali e di marketing. Ad esempio pubblicare e fare girare nel web giudizi, informazioni o fotografie può creare per gli albergatori un buon ritorno economico con una spesa pari a zero.


Attenzione però, perché il social network, se mal gestito, può avere un terribile effetto boomerang coinvolgendo contemporaneamente migliaia di persone. Tutti i pro e i contro dei social network non si fermano solo a livello virtuale. Ne subiamo le conseguenze anche nella vita reale. In Italia, il dato più preoccupante messo in evidenza dal Garante della Privacy è l’utilizzo poco prudente da parte degli adolescenti italiani. Senza nessuna prevenzione rivelano dettagli sulla propria identità personale (nome, foto, indirizzo e-mail). “Nel 2003, da una ricerca effettuata in quattro paesi dell’Europa è emerso che 4 bambini su 10, utilizzando servizi multimediali su Internet , sono stati invitati dagli “amici virtuali” ad avere un incontro reale e la metà di questi ha dichiarato di aver ricevuto e-mail o pubblicità esplicitamente a sfondo “sessuale”(tratto dal “Rapporto Nazionale condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza” curato dal Telefono Azzurro).
Altro fattore negativo è la conservazione dei dati nei vari social network anche dopo la cancellazione dell’utente. E infine, ma non meno importante, sono numerosissimi i furti d'identità: molte persone si spacciano per altre senza alcun tipo di verifica e, perciò, di replica per gli interessati.

BAMS: fare cultura "fuori" dai banchi

di Simone Barco


Anche quest’anno la Consulta Provinciale degli Studenti ha organizzato il B.A.M.S. (acronimo che sta per Brindisi Arte Musica e Spettacolo). Questa giornata rappresenta l’unica occasione di sfogo dello spirito artistico di noi studenti. Infatti fin dalle 9 di Martedì 5 Maggio si sono alternati sul palco del piazzale Lenio Flacco di Brindisi gruppi formati da giovani musicisti della provincia. Contemporaneamente si sono esibiti dj esordienti e il gruppo salentino Boom Da Bash nella vicina Piazza Santa Teresa. Ospiti d’eccezione l’artista romano Brusco con i Villa Ada Posse che hanno contribuito a rendere ancora più appassionante la serata.


Ma non solo musica. Presenti anche writers, breakers, giocolieri e artisti di strada a rendere calda l’atmosfera. Atmosfera condivisa anche da una gremita parte del nostro Liceo che non ha esitato a rendersi partecipe di questa manifestazione studentesca che aveva come tema la salvaguardia dell’ambiente. L’iniziativa denominatata appunto “MayDay Nature” ha coinvolto tutte le province pugliesi in questo stesso giorno richiamando l’attenzione sul grave problema ambientale che non viene quasi mai affrontato nei programmi scolastici. A dare il suo contributo è stato l’ingegnere dell’ENEA Giovanni De Paoli che ha descritto la tragica situazione ambientale attuale, soffermandosi anche sulla questione rigassificatore e sulle discariche abusive.


La giornata dell’arte quindi non è fatta solo di divertimento e non è, come direbbe qualcuno, una “perdita di tempo”, poiché con manifestazioni di questo genere noi studenti riusciamo a dare prova di non essere solo dei facinorosi o dei fannulloni. Al contrario dimostriamo di avere anche passioni e idee che molto spesso riescono a esprimersi solo in questo genere di iniziative, “fuori” dai banchi. È grazie a questi eventi, da noi studenti gestiti e pensati, che riusciamo a manifestare la voglia di fare e il nostro modo di essere. Risulta quindi fondamentale, per noi, continuare a creare spazi come questi per avere la possibilità di esternare le nostre esigenze e di far sentire le nostre voci. Forse anche per illuderci che un futuro degno dei nostri sogni sia possibile. Un futuro che non si costruisce solo con le nozioni imparate, spesso passivamente, tra quattro mura. Ma anche coltivando con tutti gli strumenti a disposizione, le nostre passioni.


Università per liceali

di Francesco De Amicis

È stata una grande opportunità per gli studenti del liceo scientifico “V. Lilla” di Oria, quella di poter ospitare, giovedì 21 maggio 2009, il professor Giovanni Laudizi, Docente Ordinario di lingua e letteratura latina presso l’Università del Salento e insegnante presso la SSIS, la Scuola di formazione per i docenti.


L’iniziativa, fortemente voluta dalla professoressa Carmen Taurino, aveva lo scopo, come la stessa ha sottolineato, di creare un ponte tra il liceo e l’università, due mondi collegati, eppure quasi sempre troppo distanti tra di loro. Una simile proposta non poteva che essere subito sposata dal dirigente scolastico, Giuseppe Attanasi, e dalla prof.ssa D’Elia, responsabile della sede di Oria.


Il tema dell’incontro è stato la trattazione dei primi 50 versi del Liber IV dell’Eneide di Virgilio. I versi in questione narrano il travaglio psicologico di Didone, contrastata tra l’amore per Enea e la fedeltà giurata al marito Sicheo dopo la sua morte. Il prof. Laudizi ha proceduto ad un’attenta analisi linguistica e retorica dei versi e ha preso in esame singolarmente le parole più significative, che lasciano comprendere meglio il senso dell’opera. Solo attraverso questo procedimento, basato sullo studio etimologico e semantico dei vari termini, è stato possibile cogliere le molteplici sfumature della poesia di Virgilio, oltre che notare la sua perizia stilistica.


Non solo. Proprio attraverso questo metodo è stato più facile per gli studenti immergersi nell’introspezione psicologica della protagonista, entrando nel vivo del suo dramma. Tra l’altro il tema scelto si presta a molti confronti e riferimenti all'attualità e al mondo giovanile, oltre che allo studio della psicologia e delle passioni. Al termine della lezione c’è stato il tempo anche per un dibattito diretto con gli alunni che hanno posto delle domande al professore. Un modo dunque diverso di fare latino e di venire a contatto con i classici, rendendoli più vicini a noi. L’ iniziativa si è dimostrata all’altezza delle aspettative, e ci si augura che sia solo la prima di una lunga serie di simili incontri, al fine di consolidare il rapporto Liceo-Università.

martedì 26 maggio 2009

Social Network o Business?

di Luana Bianco e Valentina Vita

SOCIAL NETWORK: accaparrarsi i gusti dei blogger è il “NUOVO” business

Facebook conta più di 175 milioni di utenti. La sua popolazione lo renderebbe la sesta nazione più popolosa del mondo. Microsoft lo aveva valutato 15 miliardi di euro. La ricchezza di queste aziende, di questi servizi sono coloro che navigano. I duellanti sono Facebook e Google e la posta in palio sono i gusti degli utenti. Obiettivo: anticipare la spesa, predirla e indirizzarla a fini del business. Da un lato la politica esclusiva di Facebook, dall’altro, il motore di ricerca di Mountain View verso un modello più aperto. Secondo l’Asca ogni attività su internet sarebbe migliore se mettessimo in condivisione azione quotidiane: gli articoli più letti, le qualità di un ristorante, ecc... Ma esiste una barriera importante che è data dal fatto che le informazioni rappresentano una “ricchezza” quindi la possibilità di orientare le nostre scelte.


David Glazer afferma che “questa sorta di rubrica di indirizzi, telefoni e facce più “nuance” di quelle cartacee che si usavano una volta diventa spesso indispensabile per chi comincia a usarla. «I dati valgono oro».
Quando Facebook, nel 2005, ha comprato MySpace, Murdoch ha sborsato 580 milioni di dollari. Per diventare azionisti di Facebook, Microsoft ha sborsato 240 milioni per l’1,6 % delle azioni, cioè ha valutato il sito, creato da Mark Zucherberg, 15 milioni di dollari. Le cifre in ballo sono molto alte!
La domanda è: i social network sono realmente in grado di produrre profitti? In effetti Zuckerberg si è ben sistemato, ma in realtà la società per ora ha ricavi insufficienti per pagare la banda e l’energia necessaria affinché la rete funzioni. I ricavi hanno superato i 300 milioni nel 2008 e sono in crescita, ma le spese crescono ad un ritmo maggiore. Zuckerberg dice: «dobbiamo puntare a una crescita significativa e continua, i profitti verranno dopo. Avere decine di milioni di utenti costituisce per i social network più grandi una risorsa inestimabile, soprattutto se le aziende continueranno a usare i social network per comunicare con i clienti , una strada che molti “grandi” hanno intrapreso per sfruttare la possibilità di raggiungere milioni di persone nel Mondo».




Accanto a MySpace e a Facebook ce ne sono altri: i cosiddetti “business” social network. La loro missione è di mettere in contatto le persone ma a scopo professionale, veicolando a volte posti di lavoro, contatti e curriculum. A differenza degli altri social network detti “generalisti” quelli “professionali” fanno accedere a servizi tramite abbonamenti premium. I due più importanti business social network, sono LinkedIn e Xing. Quest’ultimo attualmente ha circa 6 milioni di utenti ed è leader nel mercato spagnolo e sudamericano. Ma questi siti sono veramente utili per cercare lavoro? Roberto Dadda, docente del politecnico di Milano, è scettico.

I numeri che girano attorno a questo “mondo” sono impressionanti. L’azienda che controlla Xing è quotata alla Borsa di Francoforte con profitti attorno ai 9,2 milioni di euro; LinkIn ha raccolto 76 milioni di dollari da donatori privati e sono cresciute anche le visite. L’aumento è stato del 42% nell’ultimo periodo ma sono aumentate anche frequenza e durata delle connessioni. La più giovane community nata nel 2006 è Twitter e sta diventando una vera e propria moda a livello mondiale. Questo sito dà una sola possibilità: scrivere in 140 caratteri cosa si sta facendo e cosa si sta pensando! La cosa che più attrae è che Twitter può essere usato da tutti, dai politici ai giornalisti agli sportivi. Su questo sito, come già è accaduto, si ha la possibilità di “twittare” una notizia prima ancora che le televisioni o le agenzie stampa le pubblicassero. Negli Usa sono 70 deputati e i senatori lo usano abitualmente. Nel Parlamento italiano al momento nessuno. Anche Google si è creato un proprio account.
Oggi Facebook&Co sono sulla bocca di tutti ma fino a qualche tempo fa non era così. Già si avvertiva che un giorno, a poco a poco, tutti sarebbero stati destinati a vivere una “seconda vita”.

Facebook: voglia di socialità o cosa?

di Chiara Pizzo
I giornali l’hanno eletto a sovrano indiscusso della sezione “curiosità”. Te lo domanda il tipo/la tipa che conosci in discoteca la sera prima: «Ma tu sei su Facebook?». Tutta la città ne parla ogni giorno di più. E pensare che in Italia la mania per il più famoso social network è scoppiata solo negli ultimi mesi, a quattro anni dal debutto ufficiale. Si va su Facebook per ritrovare i compagni del liceo, per condividere interessi ed esperienze con altre persone. Facebook è un concentrato di vita dove la relazione è meno invasiva. Sembra più facile. Puoi stringere amicizie e scambiarti opinioni o impegnarti in una giusta causa (con la stessa “ipocrisia” che useresti nella vita vera).


E anche chi non è fannullone sul lavoro, con Facebook lo diventa. Può essere un mondo senza fine oppure un salto e via. Si creano percorsi duraturi e si bruciano relazioni in pochi secondi, giusto il tempo di una chat. Insomma, più che un sostituto della vita, può essere la vita? Il libro “L’amore ai tempi di Facebook” nasce proprio per spiegare come il social network abbia cambiato la nostra quotidianità. Facebook è il social network di cui tutti parlano. È prepotentemente entrato a far parte delle nostre vite, a volte in modo discreto, altre in modo invadente. Ora non possiamo più farne a meno.


Facebook è tutti insieme appassionatamente in una rete dove riacchiappare chi si amava e che si è perso nei meandri del tempo e della vita. Quei volti cari sfuggiti per uno scherzo del destino. Che ti ha tolto il compagno di scuola al quale volevi bene, ma che riesci a rincontrare solo digitando il suo nome con la tastiera del pc su “Cerca in questo sito” del social network giusto. La scintilla può scoppiare o può affievolirsi con una sola frase digitata in chat. I sentimenti possono essere colti o possono essere fraintesi a causa di una parola digitata male, perchè ormai tutto è via etere, anche i sentimenti.
Gli autori del libro: Mattia Carzaniga, 26 anni, laureato in lettere, è un critico cinematografico e redattore di “Best Movie”; Giuseppe Civati, 34 anni, laureato in filosofia, fa politica a tempo pieno ma non è intenzionato a esercitare questa professione per sempre. Sono entrambi iscritti a Facebook e da buoni “Facebook-dipendenti” fanno in modo che quasi tutta la loro vita ruoti intorno a questo sito. Perché Facebook è “tutto sotto controllo” e “tutto e subito”. Perché Facebook siamo tutti, o quasi. È il nostro tempo, anche quello che perdiamo alla ricerca di qualcosa che non abbiamo ancora trovato e che forse, anche impegnandoci, non troveremo mai.






Seguendo la corte di Federico II

di Alina Patisso e Anna Mazza

Il palio è uno spettacolo pieno di colori che si svolge dal 1967 tra i quattro rioni presenti ad Oria: Giudea, Castello, San Basilio, Lama. Questo evento trae le sue origini dal bando che l’imperatore Federico II emanò durante un periodo di permanenza a Oria in attesa della futura sposa Iolanda di Brienne (1225).


La manifestazione si svolge il secondo fine settimana d’agosto, quando vengono ripercorsi momenti affascinanti e misteriosi della storia medievale pugliese. La prima giornata viene dedicata al Corteo storico, la seconda al Torneo dei Rioni.


Tutto ha inizio con la benedizione del Palio, ambito premio esposto durante la sfilata, che avviene la sera prima del Corteo. Più di seicento figuranti animano le strade cittadine: dame, cavalieri, fanti, arcieri e animali feroci compongono la corte dell’imperatore. Portastendardi, sbandieratori, musici e odalische allietano e abbelliscono la sfilata con i loro costumi e le loro musiche.


La giornata si conclude in tarda serata nella principale piazza cittadina dove viene presentato il Palio. L’araldo apre il torneamento con la lettura di alcuni passi in latino. Segue uno spettacolo di danzatrici e mangiafuoco. Altrettanto originale è il Torneo con le sue cinque gare: Ariete, Botte, Pertica, Ponte e Forziere. La rappresentazione che si svolge nel campo dei Padri Rogazionisti inizia con l’entrata del Corteo e con lo svolgimento di alcuni combattimenti a cavallo (non validi per l’assegnazione del Premio). Alla fine di queste sfide chi ha accumulato più punti vince l’ambito Palio (offerto ogni anno da diversi artisti). La consegna viene effettuata direttamente dall’imperatore (interpretato da un personaggio dello spettacolo). Per vivere al meglio quest’atmosfera medievale viene allestito dalla Pro Loco un vero e proprio accampamento. Qui si rappresentano scene di vita quotidiana del tempo, duelli e dimostrazioni di tiro con l’arco. E tra odori medievali e ricordi antichi quello del Torneo resta uno dei periodi più attesi dalla popolazione oritana.







La terra trema: l'Abruzzo in ginocchio

di Giuseppe Massa e Fabrizio Moretto

“Anche la porta di casa era bloccata. Ho temuto di restare intrappolata anch’io”Ore 3.32: la Terra trema. Oltre 250 vittime. Tanti i dispersi. Molti i feriti. Poi, palazzi crollati; monumenti distrutti: un pezzo di storia schiacciato sotto le macerie di una città che ora piange i suoi morti. Subito dopo la violenta scossa sulle strade si sono riversate le persone, molte delle quali hanno visto crollare dietro le loro spalle i sacrifici di una vita intera. E sono stati i fortunati, perché in tanti hanno visto il soffitto delle abitazioni crollare sopra le loro teste.

Tra i fortunati c’è Francesca, una ragazza di vent’anni di Loreto Aprutino. Era in camera con la sua amica, in un appartamento ubicato in una traversa di via XX Settembre. È stata svegliata da un forte boato. Poi ha visto il soffitto crollare nella stanza attigua a quella in cui dormiva. “Non ho capito subito che cosa stava succedendo – racconta ancora sotto choc la ragazza, scampata alla tragedia – intorno vedevo solo macerie e frammenti di muro. Anche la porta di casa era bloccata. Ho temuto di restare intrappolata anch’io”. Francesca ha temuto il peggio ma non si è arresa. Scalza e con in mano solo il cellulare ha trovato il modo per fuggire. “L’unica via di scampo era la finestra – aggiunge ancora la giovane – così ho legato le lenzuola del letto e ho lanciato fuori della finestra il materasso. Poi, raccogliendo tutto il coraggio che solo un grande pericolo ti sa dare, mi sono calata giù”.

Non ci credeva ancora Francesca quando ha toccato terra con i piedi. Era salva. Con lei si era salvata anche la sua amica (anche se questa, cadendo, si è fratturata una gamba). Il primo pensiero è stato quello di avvisare i genitori. Intorno a loro, però, non tutti sono stati altrettanto fortunati. Teatro della tragedia, almeno il primo su cui si sono concentrati i soccorsi, è stata la casa dello studente. Troppi giovani sono rimasti sotto le macerie.


Tra loro anche il cugino di Francesca. I suoi genitori hanno aspettato per ore, 13 per l’esattezza, prima di avere notizie del loro Giuseppe, 24 anni. “Spero sia ancora vivo – urlava il padre disperato qualche ora dopo la violenta scossa – cercate bene! Mi sembra di sentire la sua voce”. E sono state davvero tante le voci, che più che parlare emettevano lamenti , che provenivano dalle macerie della casa dello studente. Ma non tutte quelle voci sono riuscite a vedere il sole. Molti di quei ragazzi sono stati estratti morti.



Vuoi aiutare anche tu l'Abruzzo? Vai sul sito ufficiale di Domani 21 aprile 2009 scarica questa canzone e dona un euro.

martedì 19 maggio 2009

Intervista a Flavio De Stefano

di Francesco De Amicis


Flavio De Stefano
ha vinto la selezione regionale delle olimpiadi italiane di informatica tenutesi ad Oria lo scorso 2 Aprile


Innanzitutto, che cosa si prova nel rappresentare l’intera comunità scolastica in un’occasione tanto importante e soprattutto a farlo così degnamente?

“Sono molto onorato di avere rappresentato questa scuola e spero di poterlo fare anche in futuro continuando per questa strada”.

Ti aspettavi un simile risultato alla vigilia delle olimpiadi? Pensavi di avere le carte in regola per poter vincere o ne sei rimasto sorpreso?

“Sinceramente non me l’aspettavo, anche perché non ho seguito particolari corsi di formazione, affidandomi alla mia preparazione e provvedendo privatamente. Ne sono rimasto sorpreso”.

Ti ha in qualche modo agevolato il fatto che le olimpiadi si siano tenute qui, in questa scuola?

“No. Il luogo non aveva importanza. Con la voglia che avevo di partecipare a questa manifestazione sarei andato ovunque pur di potervi prendere parte”.

E ora? Dopo la vittoria delle olimpiadi regionali parteciperai a quelle nazionali?

“Si, certamente, altrimenti vanificherei tutto ciò che ho fatto fin ora. Avendo questa opportunità non posso sprecarla."

Dove e quando si terranno?


“Saranno nel Novembre 2009, a Verona”.

Cosa farai ora per prepararti a quest’appuntamento?

“In primo luogo mi sto preparando privatamente. Poi, molto probabilmente, quest’estate aderirò ad un corso di formazione tenuto dagli stessi commissari delle olimpiadi, che si terrà a Bari”.

Ancora complimenti e in bocca al lupo

mercoledì 13 maggio 2009

La scuola veste Prada

di Giorgia Durante e Erica Panteca


La moda arriva tra i banchi di scuola e i corridoi diventano passerelle dove sfoggiare il jeans all’ultimo grido. Da Gossip Girl a O.C. la televisione lancia lo spunto per una scuola fashion che non lascia spazio agli amanti della comodità.

Ebbene sì anche al V. Lilla il suono della campanella apre le porte a sguardi e commenti, nessuno escluso. Ragazze e ragazzi pensano solo a stare in ordine con specchio e spazzola nella borsa pronti a darsi una sistemata al primo sguardo mancato dei prof.

La maggior parte degli studenti arriva in ritardo solo perché non è riuscita a trovare in tempo la maglietta che si abbina con le scarpe, o la camicetta messa a lavare una settimana prima.
Ma allora perché non proporre uniformi uguali per tutti? Non saranno griffate però forse riusciranno a lasciare spazio nuovamente alla vera funzione della scuola. Camicette e gonne al ginocchio per una scuola migliore, che non include solo figli di papà e fighettini con i soldi, ma che allarga l’orizzonte anche a ciò che si ha dentro. Ognuno di noi è importante per ciò che è, nessuno di noi ha bisogno del vestito firmato per essere qualcuno.