giovedì 27 gennaio 2011

Multiculturalità in Lilla

La nostra società è sempre più multiculturale e anche il liceo Lilla!

Arianna Pepe e Doriana De Gaetani

Lo scorso novembre gli alunni del liceo scientifico di Oria "Vincenzo Lilla" vivono una giornata memorabile grazie a un’iniziativa avviata dalla professoressa di lettere Cosima D’Elia. Hanno l’opportunità di incontrare Adama Zoungrana, un ragazzo africano del Burkina Faso. Il diciottenne alterna il racconto della sua vita ad alcune favole accompagnate dallo ”djembè”, strumento musicale della tradizione africana.

Adama da otto anni vive in Italia, prima affidato e poi adottato da una famiglia pugliese di San Vito dei Normanni. Il ragazzo ha da un’infanzia difficile, oppresso da un padre violento che gli nega il diritto allo studio, ma è circondato anche da persone che gli vogliono bene, di cui ricambia l’affetto ovunque egli si trovi. La tenacia di Adama è tale che un giorno, stremato, decide di fuggire e inizia a lavorare duramente in miniera. Qui gli si presenta l’occasione della sua vita: incontra una troupe cinematografica italiana impegnata nella produzione di un cortometraggio sui bambini africani. Il ragazzo inizialmente collabora nella ricerca del casting dei personaggi, successivamente viene designato protagonista dello stesso documentario. L'esperienza gli consente di venire in Italia dove realizza il suo sogno più grande: proseguire i suoi studi e portarli a termine.

L’iniziativa è nata con l’obiettivo di far conoscere altri modi di vivere, ampliare le prospettive e rendere capaci di rapportarsi con realtà sconosciute i ragazzi del Lilla. La nostra è una comunità nella quale i contatti tra gruppi etnici differenti si stanno intensificando. Ormai il tema della multiculturalità viene affrontato sia in ambito scolastico che nella quotidianità. Infatti la multiculturalità è il concetto che descrive la fattuale presenza di culture diverse entro una collettività. Si tratta, appunto, del tentativo di realizzare una società in cui le varie culture siano raccolte, dove quella predominante non sovrasti la più piccola, ma dove tutte si completino scambievolmente. Le conoscenze, le tradizioni, i miti, gli usi, i costumi, le tecniche lavorative e le manifestazioni spirituali di un determinato gruppo umano non sono stabili, ma si arricchiscono nel tempo grazie anche agli scambi e ai contatti. Insomma oggi dobbiamo sostituire il concetto di monocultura a uno diverso, più aperto ai cambiamenti. I grandi mezzi di comunicazione hanno reso possibile un contatto ancora più grande tra le diverse culture come anche le migrazioni che hanno costretto gli uomini di diverse etnie a convivere, anche se a volte in modo non pacifico.

Ma ogni membro della società è aperto alla multiculturalità? Di certo i ragazzi del liceo Lilla lo sono e lo hanno dimostrato dando il via a una loro iniziativa, un progetto per la raccolta fondi per sostenere e contribuire, anche se in piccola parte, alle spese necessarie realizzare il sogno di Adama: costruire un centro nel Paese di origine per 200 ragazzi disagiati. Il 22 dicembre in occasione della chiusura, in vista delle vacanze natalizie. In questa occasione i ragazzi mostrano il risultato di tante riflessioni, stimolate dal precedente incontro, in un video con musiche, immagini e poesie da loro realizzate.

Inoltre Adama ha dato voce ai suoi ricordi in un libro intitolato “Se entri nel cerchio sei libero” nel quale spicca in primo luogo il concetto di povertà ritenuta la forza che unisce gli africani, e direttamente da una di queste pagine è presa la citazione: “Corri, corri, corri e sei certo di una sola cosa: se entri nel cerchio sei libero. Ce l’hai fatta, nessuno può più toccarti. Ed è bellissimo quando, una volta entrato nel cerchio, puoi gridare con tutta la voce che hai: libero,libero,libero!”.




TU NEL MONDO DELLA LETTURA

La televisione rimane comunque più amata della carta stampata perché, come di consuetudine, l’uomo sceglie la via più semplice

di Gioia Federica e Iunco Stefania


L’indagine “Aspetti della vita quotidiana” rileva ogni anno informazioni sulla lettura di libri nel tempo libero.

Nel 2009 il 45,1% della popolazione di 6 anni e più (oltre 25 milioni e 300 mila persone) dichiara di aver letto almeno un libro. La quota più alta di lettori si riscontra tra la popolazione di 11-17 anni (oltre il 58%), con un picco tra gli 11 e i 14 anni (64,7%), e decresce all’aumentare dell’età. Già a partire dai 35 anni la quota di lettori scende sotto il 50%, per diminuire drasticamente dai 65 anni in poi e raggiungere il valore più basso tra la popolazione di 75 anni e più (22,8%). Questi alcuni dei dati che emergono da un indagine Istat (La lettura di libri in Italia 2009).

Perché oggi i giovani non leggono?

Forse questa domanda non è affatto corretta. In realtà i ragazzi leggono, anche se poco. Hanno sicuramente più stimoli e quindi più distrazioni rispetto a quelli di anche solo 30 anni fa. Televisione a tutte le ore, internet, videoteche, videogiochi, tutto concorre a ridurre sensibilmente il tempo da dedicare alla lettura. Gli studenti, solitamente, non amano leggere. Perché la loro esperienza di lettura quotidiana è legata allo studio o ai compiti. I testi che si consigliano a scuola, solitamente sono lunghissimi e impegnativi. I libri di letteratura colta sono letti quasi esclusivamente per ordine dei professori. Il fatto che si abbia una scadenza e magari sia anche obbligatoria una recensione scritta in seguito alla lettura va ad aggiungersi allo scoglio già enorme che è la lunghezza dei testi. L'incentivo alla lettura, dunque, proviene essenzialmente dalla scuola. Ma, proprio per questo, gli studenti vivono la lettura come un obbligo poco piacevole. Difatti a scuola si leggono soprattutto i libri classici, scritti con un linguaggio diverso da quello attuale e dai temi a volte superati e poco interessanti.




SCANDALOSO SUCCESSO

Il famoso mago, ancora una volta, riesce a fare colpo nei cuori dei ragazzi con le sue magie

di Gioia Federica e Iunco Stefania




«Non vado in cerca di guai. Di solito sono i guai che trovano me».

Così dice Harry Potter, giovane studente della prestigiosa Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, ai suoi amici. Il protagonista del romanzo è un ragazzo insolito sotto molti punti di vista.

Prima di tutto, odiava le vacanze estive più di qualunque altro periodo dell'anno. Poi voleva davvero fare i compiti, ma era costretto a studiare di nascosto, nel cuore della notte. E per giunta era un mago.

Harry Potter e I Doni Della Morte è l’ultimo dei sette romanzi, scritto e ideato dalla scrittrice britannica J. K. Rowling .

Harry Potter è ormai il simbolo della speranza del mondo magico di fronte all'avanzata di Voldemort e dei suoi Mangiamorte. I membri dell'Ordine della Fenice organizzano il suo trasporto verso un luogo sicuro, la Tana, ossia la casa della famiglia Weasley, ma il gruppo viene attaccato, con la perdita di Edvige e Malocchio Moody. Il nuovo Ministro della Magia Rufus Scrimgeour rivela a Harry, Ron ed Hermione l'eredità di Silente.

In seguito il Ministero cade, i Mangiamorte attaccano la Tana e i tre ragazzi si smaterializzano a Londra, iniziando le ricerche del punto debole di Voldemort, gli Horcrux, oggetti nei quali il Signore Oscuro ha racchiuso la sua stessa anima. Per concludere, vediamo Voldemort che profana la tomba di Silente.

Diventato un fenomeno letterario di portata internazionale, Harry Potter ha conquistato le prime pagine dei giornali e ha risvegliato l'amore per la lettura in un'intera generazione. Il ritmo incalzante,i personaggi indimenticabili, la trama perfetta fanno di questi libri dei capolavori assoluti, amati dai ragazzi e dagli adulti.

In una intervista, la scrittrice dei romanzi, quando le viene posta la domanda se ricordasse ancora la sua infanzia, nonostante il passare del tempo, lei pronta risponde con testuali parole:

"Mi ricordo benissimo dei miei undici anni: a quell'età si è del tutto impotenti. ma i bambini hanno un mondo segreto che per gli adulti sarà sempre impenetrabile."

La casa degli spiriti di Isabel Allende

di Mariangela Corrado



Affresco di una famiglia e di un paese intero, che si snoda attraverso generazioni e racconta del golpe del 1973 in Cile. I sentimenti e gli ideali nella maggior parte dei casi vengono delusi, ma questo non fa deprimere i protagonisti, che trovano nelle difficoltà la forza per andare avanti.

‘La casa degli spiriti’ è il romanzo d’esordio di Isabel Allende, scrittrice latino-americana pubblicato
nel 1983. Narra la storia della famiglia Trueba-Del Valle attraverso la voce di Alba, nipote del capostipite Esteban Trueba.

Tutto comincia agli inizi del ‘900 con la famiglia Del Valle, la cui figlia maggiore Rosa, ragazza dalla straordinaria bellezza, è fidanzata con Esteban Trueba.
Rosa però muore avvelenata prima delle nozze ed Esteban anni dopo ne sposa la sorella minore, Clara. Esteban intanto si arricchisce e ristruttura una proprietà paterna, le Tre Marie, dove si stabilisce prima del matrimonio e che
successivamente diventa la residenza estiva. Clara è una ragazza molto particolare perché dotata di poteri sovrannaturali: parla con gli spiriti e prevede il futuro. Dall’unione di Clara ed Esteban nascono una figlia, Blanca, e due gemelli, Jaime e Nicolàs.

Alle Tre Marie Blanca stringe subito amicizia con Pedro Terzo Garcia, figlio del contadino più fidato del padrone. Dopo anni Blanca e Pedro, di idee comuniste, diventano amanti. Il loro amore trova un ostacolo in Esteban, acerrimo nemico politico di Pedro. Perciò Esteban dà sua figlia, incinta di Pedro, in sposa a Jean de Satigny, un conte francese stabilitosi nella proprietà dei Trueba. Qualche gior
no dopo il matrimonio, Blanca abbandona la casa di Satigny perché scopre le perversioni del marito. Torna a casa e partorisce serenamente la figlia frutto dell'amore con Pedro, Alba.

Alba cresce con serenità e frequentando l'università conosce Miguel, anch’egli di idee comuniste, con il quale ha una relazione clandestina. Intanto in città gli scontri tra gli oppositori politici diventano sempre più violenti e alla fine scoppia il golpe militare guidato dal sergente Garcia, nipote illegittimo di Esteban Trueba. Miguel è costretto a fuggire mentre Alba è catturata e torturata per ordine di Garcia. Fortunatamente interviene Trànsito Soto, una sua amica, che riesce a liberare Alba dalla prigionia corrompendo i militari. Così a Alba ritorna casa e inizia a scrivere la storia della sua famiglia, utilizzando i quaderni di sua nonna Clara, nei quali annotava minuziosamente ogni avvenimento.

Protagoniste indiscusse del romanzo le donne, forti, stupende, coraggiose e passionali, predominanti con il proprio carattere: Clara, Blanca, Alba che si trovano ad affrontare mille difficoltà in un paese devastato dalla guerra.


Da questo straordinario romanzo è stato tratto l'omonimo film diretto da Bill Auguste. Gli attori che hanno interpretato i personaggi del libro sono Meryl Streep (Clara Del Valle-Trueba), Jeremy Irons (Esteban Trueba), Winona Ryder (Blanca Trueba), Antonio Banderas (Pedro Terzo Garcia).

























“Mi sarà molto difficile vendicare tutti quelli che devono essere vendicati, perché la mia vendetta sarebbe solo l'altra parte dello stesso rito inesorabile. Voglio limitarmi a pensare che il mio pensiero sia la vita e che la mia missione non sia protrarre l'odio, bensì unicamente riempire queste pagine mentre aspetto il ritorno di Miguel, mentre sotterro mio nonno che ora riposa vicino a me in questa stanza, mentre attendo che arrivino tempi migliori, tenendo in gestazione la creatura che ho nel ventre figlia di tante violenze, o forse figlia di Miguel, ma soprattutto figlia mia. Mia nonna aveva scritto per cinquant'anni sui quaderni in cui annotava la vita. Trafugati da qualche spirito complice, si sono miracolosamente salvati dal rogo infame, in cui sono perite tante altre carte della famiglia. Li ho qui, ai miei piedi, stretti da nastri colorati, separati per fatti e non per ordine cronologico, così come lei li ha lasciati prima di andarsene. Clara li ha scritti perché mi servissero ora per riscattare le cose del passato e sopravvivere al mio stesso terrore. Il primo è un quaderno di scuola di venti pagine, scritto con una delicata calligrafia infantile. Comincia così: "Barrabás arrivò in famiglia per via mare...” Alba

Questa partita non s'ha da fare

Match Italia-Serbia iniziato dopo 37 minuti di attesa e interrotto al 6’ sullo 0-0 per i disordini causati dagli ultras serbi

di Paola Cavallo e Caterina Tondo


Doveva essere una festa. Finalmente lo stadio Marassi sarebbe stato teatro di una partita della Nazionale che da Genova mancava da anni.

E invece le scolaresche di bambini e le tante famiglie presenti allo stadio hanno dovuto assistere allo sconcertante degrado offerto da persone che non meritano di essere chiamate “tifosi”.

Già nel pomeriggio si respirava un’aria di violenza con tre fermi e quindici feriti serbi negli scontri con la Polizia in città. La situazione è precipitata dentro lo stadio quando a dieci minuti dall’inizio della partita circa 1.600 ultras serbi nel settore ospiti hanno cominciato un lancio di fumogeni verso la vicina gradinata nord riempita da tifosi italiani.

Il lancio è proseguito verso il campo, nonostante l'intervento dei vigili del fuoco, ed è stato accompagnato anche dall'esplosione di una bomba carta. La polizia, in assetto antisommossa, si è schierata a bordocampo al di là della recinzione che circonda i tifosi stranieri. Intanto sono iniziate le scaramucce con i tifosi italiani in curva nord, provocati, che hanno risposto innaffiandogli con un’idrante.

Gli agenti della Digos hanno cercato di convincere a scendere una decina di ultras, che hanno sollevato la rete della "gabbia" e si sono appollaiati sulla recinzione. Intanto le squadre sono entrate in campo. I giocatori ignari di tutto, si sono guardati intorno spaesati. Il minuto di silenzio previsto in onore dei militari italiani deceduti in Afghanistan è stato completamente ignorato poiché sovrastato da fischi e urla. Era chiaro che così non si poteva giocare. L'arbitro scozzese Thomson ne ha preso atto, e ha mandato le due squadre negli spogliatoi.

Dopo qualche minuto i giocatori sono rientrati in campo e la squadra serba al gran completo ha provato a placare gli animi dei suoi tifosi invano. Finalmente alle 21.27 con 37 minuti di ritardo la partita ha avuto inizio. Tempo di sentire i fischi dei tifosi italiani ogni volta che la Serbia prendeva palla e di vedere un rigore a favore dell’Italia trasformato dall’arbitro in punizione. Precisamente alle 21.38 é arrivata la decisione finale: la partita viene sospesa e vengono fatti evacuare dallo stadio i normali tifosi. Nello stadio rimangono solo gli ultras e la polizia.

Gli scontri, fuori e dentro lo stadio fra polizia e ultras sono andati avanti fino a notte inoltrata con il risultato di una quindicina di feriti fra cui un carabiniere e un poliziotto. Arrestati alcuni ultras fra cui Ivan Bogdanov che con le sue braccia tatuate e il suo passamontagna era stato il vero protagonista della serata. La decisione della Uefa nei confronti della Serbia non è stata delicata: vittoria dell’Italia 3-0 a tavolino, tre partite casalinghe a porte chiuse e l’esclusione per i prossimi due anni della nazionale serba dall’Europeo.

Tutta questa vicenda non può che far interrogare seriamente le istituzioni calcistiche riguardo alla sicurezza negli stadi: dov’erano le autorità quando i 1.600 ultras serbi sono tranquillamente entrati nello stadio con fumogeni, petardi e bastoni?




venerdì 21 gennaio 2011

“Sogna, ragazzo sogna!”

I giovani devono inseguire le loro ambizioni

di Carmela Santoro e Giovanna Suma

“Volere è poco; occorre volere con ardore per raggiungere lo scopo”. Questo aforisma di quel “nasone” di Ovidio dovrebbe accompagnare la vita di ogni adolescente.

Da piccoli tutti, vivendo in un mondo fiabesco, hanno quell’ingenua convinzione che ci sia il “vissero felici e contenti”. Ma purtroppo nella vita esistono i cosiddetti antagonisti: il sogno svanisce e ci si catapulta nella malinconia.

Spesso la natura dell’uomo si mescola e si modifica, deve fare i conti con le esperienze, con circostanze negative. Tutto sembra impossibile, le strade tortuose e piene di salite. Ma arriva il giorno in cui bisogna prendere in mano le redini della propria vita. Aprire quel cassetto: il sogno si era nascosto in un piccolo angolino. Le iniziative da intraprendere si riassumono in “coltivare” e “credere” nelle proprie aspirazioni o nei propri desideri, perché come dice la canzone di Cenerentola “ i sogni son desideri”… forse nei primi periodi in cui ci impegniamo, i risultati non si vedono e talvolta ci deludono. Questo non basta però a cancellare “qualcosa” per cui ci battiamo e lottiamo giorno dopo giorno. Le fatiche e i dolori ci ricompenseranno: “siamo noi gli artefici del nostro destino”.

La peculiarità che da sempre ha caratterizzato l’essere umano e l’ha distinto dall’animale è il sogno. Una passione ti corrode, ti chiama, ti impedisce di vivere se non la affronti e se non le dai lo spazio che lei reclama.

L’unica accortezza del giovane è quella di distinguere il sogno “vero” dall’utopia, due mondi antitetici che si attraggono e si respingono; che si scontrano e si fondono. L’uno non può vivere senza l’altro. L’illusione fiorisce proprio dall’ombra del sogno ma senza questo non germoglia, e la vita stessa appassisce.

E come già detto i sogni si realizzano solo se si crede veramente, se ciò non accade significa che quelli non si possono nemmeno definire tali: si è caduti in una grande illusione. E per evitare di incorrere in questo errore basta non “deporre le armi”. E solo così ci si accorgerà che nessun ideale è irrealizzabile.

“Ma la vita è così grande che quando sarai sul punto di morire, pianterai un ulivo, convinto ancora di vederlo fiorire”( R. Vecchioni) …e con questo presupposto inizia la salita.

()

Volere è potere

We want sex: donne alla conquista dei diritti

di Natalia Proto

We want sex. Il nuovo film uscito a dicembre 2010 che celebra il
movimento sindacale femminile sembra aver fatto molto successo. Il film è ambientato nel 1968 nell'Essex, contea
dell'Inghilterra orientale, precisamente in una fabbrica Ford. Vi lavorano, stipendiati dignitosamente, 55.000 operai uomini e 187 donne, che si occupano della cucitura e della rifinitura della pelle che ricoprirà i sedili e le portiere delle automobili realizzate dai colleghi uomini.



Ma la situazione precipita quando questi ultimi vengono trasferiti nella nuova sede lasciando le donne in quella vecchia, mal ridotta e decadente dove continuano a lavorare, declassate però senza qualifica.

Organizzano pertanto una rivolta capeggiata da Rita O'Grady. All'inizio la protesta assume dei toni ingenui ma, successivamente si inasprisce fino a raggiungere il Parlamento. Qui le donne chiedono prima di percepire lo stesso salario dei colleghi uomini, poi chiedono di essere trasferite nella nuova sede. Danno così vita al primo sciopero con l'efficace sostegno della parlamentare Barbara Castle.

L’idea di girare We Want Sex nasce dalla visione di un programma radiofonico chiamato"The Reunion". Quando allo show parteciparono le vere donne che cambiarono la storia scioperando nel ’68, il produttore Stephen Wooley ingaggiò il regista del brillante film britannico Calendar Girls (Nigel Cole), incontrò le “ragazze” di Dagenham e discusse con queste ultime le potenzialità di una sceneggiatura che riprendesse le loro vite passo dopo passo.

Il film non vuole solo celebrare il "girl power" ma soprattutto vuole far conoscere fatti realmente accaduti ma che restano sconosciuti persino a Londra stessa.

L'interesse suscitato dal film sta proprio nel fatto che esso abbraccia i temi più attuali e più sentiti in modo particolare dal pubblico femminile. La grande forza della pellicola di Nigel Cole sta tutta nell'ironia: lo scopo preposto è quello di raccontare un tema drammatico come quello della disparità tra i sessi con un tono brillante, proprio come il carattere di questo gruppo di donne spigliate, ironiche e a volte anche un po' volgari.

Colpisce lo spirito della leader che si presenta intelligente, ironica, sfacciata, con una vera voglia di cambiamento.

Senza mai cadute di stile la pellicola diverte, emoziona ed entusiasma,e ciò grazie aòlla funzionale regia della Cole. La direzione degli attori, la musica, si sposano piacevolmente senza mai cadere nel banale. Una commedia equilibrata che quindi oltre a strappare grosse risate offre spunti di riflessione.

La felicità non è in vendita!

Da secoli l'uomo ricerca la strada della felicità.

di Carmen Santagada e Letizia Di Noia

Che rumore fa la felicità? Non è solo il titolo di una canzone dei Negrita.
È la domanda del secolo. Tutto quello che cercano gli uomini è la felicità. Da sempre. La nostra società spesso la ricerca nel materialismo. La felicità si trova nelle piccole cose. Quelle di tutti i giorni.

Il genere umano è alla continua ricerca di quel sentimento così ambito da tutti.
La felicità è silenziosa. Non fa rumore. A volte, per quanto lo siamo, non ci accorgiamo nemmeno di essere felici.
Essere felici è un diritto. Diritto sancito espressamente anche in alcune costituzioni, come in quella degli Stati Uniti d'America, insieme al diritto alla libertà e alla vita.
Rinunciare alla felicità vorrebbe dire rinunciare a vivere.

Ma come si ottiene questo diritto inalienabile?
La felicità, che non va confusa con la serenità o la gioia, è difficile da ottenere, a quanto pare.
Non ci sono regole o manuali.
L'economista Andrew Oswald ritiene che la felicità dipenda dal denaro in maniera rigorosamente proporzionale.
C'è chi, per fortuna, la pensa diversamente. Già Aristotele diceva "è chiaro che non è la ricchezza il bene da noi cercato: essa infatti ha valore solo in quanto utile".
Col passare dei secoli sono ancora molti quelli a sostegno del concetto che "la ricchezza non produce la felicità".
È stato perciò definito nel 1974 da Richard Easterlin, professore di economia all'università della California, il "paradosso della felicità". Secondo Easterlin quando aumenta il reddito la felicità umana aumenta fino a un certo punto, poi comincia a diminuire, seguendo una curva a U rovesciata.
E se invece fosse davvero come dice Oswald, come spiegheremmo l'insoddisfazione dell'uomo di oggi?
La risposta è semplice. L'uomo cerca di riempire il suo vuoto interiore con i beni materiali. È tutto inutile. Se la felicità non c'è non si fa altro che creare un vuoto più profondo. Il problema è che si cerca la felicità là dove non c'è.

Non è necessario avere un lavoro perfetto, il potere, o la famiglia del Mulino Bianco per essere felici.
La felicità è uno stato d'animo, e come tale va cercato dentro di noi.
Non è nemmeno un'utopia.
Esiste, perchè una volta vissuta, la felicità non può più essere dimenticata.




La famiglia fra passato e presente


Da tutti per uno a ognuno per sé

di Leo Francesca e Panzera Noemi

Negli ultimi trent'anni ci sono state diverse trasformazioni in diversi campi: tecnologico, scientifico, culturale, ma c'è stato anche uno stravolgimento di u
no dei pilastri principali della vita di ognuno: la famiglia.

Quest'ultima è stata da sempre la colonna portante dell'uomo. Prima, la famiglia era considerata al centro di ogni cosa, lo stesso matrimonio era per ogni essere umano sacro e indissolubile. In casa infatti, si imparavano i valori necessari per essere accettati dagli altri e per muoversi e interagire nella società con regole ben precise.
C'era una famiglia di tipo patriarcale, ovvero l'uomo predominava su tutti, questo provvedeva alle necessità economiche del proprio nucleo, mentre la donna si prendeva cura della casa e aveva il compito di educare i figli. I figli maschi, una volta raggiunta una certa età, imparavano dal padre il mestiere e tutti quegli atteggiamenti necessari per diventare un capo famiglia. E infine, le figlie femmine aiutavano la madre nei lavori domestici per diventare casalinghe. Nella società odierna, la parola famiglia ha assunto un significa differente da quello dato nei tempi passati.

Ci accorgiamo che quel focolaio domestico che abbiamo conosciuto non corrisponde più alla realtà. A cambiare sono soprattutto i rapporti reciproci tra i membri della famiglia. I figli prima aiutavano i genitori, invece ora si dedicano a sè stessi, trascorrono molte ore a letto e a differenza dell'adolescenza dei loro genitori, si trovano dinnanzi a un mondo cambiato, dove al centro di ogni cosa vi è la tecnologia. Ciò comporta anche un riflesso nella società, si passa da un profondo senso di comunità a uno spiccato individualismo.

Il matrimonio ora è inteso come una semplice unione, che potrebbe anche finire da un giorno all'altro. Un fenomeno, infatti, sempre più diffuso è quello del divorzio. Su tale tema, è nato una serie TV "I Cesaroni"; si parla di una famiglia allargata composta dai due coniugi e la rispettiva prole. Avendo avuto un enorme successo, deduciamo come la società abbia ormai accettato questi cambiamenti.


La donna ha, anche, acquisito la consapevolezza del suo ruolo nella società e oltre ai lavori domestici svolge un lavoro fuori casa. L’educazione dei figli non è più prerogativa della mamma, ma viene affidata anche alle scuole e altre istituzioni.

Dove andremo a finire e come?


Il nucleare in Italia


di Pierpaolo Pastore

La stretta di mano tra Sarkozy e Berlusconi del 9 aprile 2010 ha sancito il definitivo ritorno dell' Italia tra i paesi favorevoli all'atomo civile. Nonostante il premier sapesse di dover anche convincere l'italia pubblica sulla sicurezza delle centrali nucleari.

Ma sappiamo bene che il nucleare è un sistema che nasce dall’estrazione di uranio nelle miniere,
passa per gli impianti di arricchimento del combustibile, per la centrale con 1 o più reattori, e continua con lo stoccaggio delle scorie.
E quando finisce? Mai, lo stoccaggio delle scorie, che viene chiamato in modo elegante smaltimento, dura dai 300 al milione di anni.

L'estrazione dell'uranio di per sè non è certo un'attività salubre per l'alta radioattività del materialee per la respirazione delle polveri sottili.


Berlusconi e i suoi esperti ci ripetono che saranno centrali di III generazione, assolutamente sicure, ma in realtà queste centrali hanno subito solo miglioramenti evolutivi sul design e non hanno avuto innovamenti sostanziali sui principi di funzione. E i piccoli miglioramenti derivano da sperimentazioni effettuate sui reattori di II generazione.
Non esiste poi nessun posto sicuro per le scorie, pensate solo un attimo a quanto potranno essere nefande le contaminazioni.

Analizzando il nucleare dal punto di vista economico notiamo la sua antieconomicità, in quanto nessuno ha ancora stilato un bilancio definitivo del costo.

L'uranio non ci renderà indipendenti energicamente, perchè non abbiamo miniere di uranio da ex colonie, non abbiamo impianti di arricchimento e quindi dipenderemo da altri stati e dovremo pagarlo al loro prezzo e l'uranio nel giro di pochi anni ha duplicato la sua valutazione.

Il nucleare è a basso costo per i cittadini, solo se vi è un imprenditore privato disposto a costruire tutto "il sistema" e soprattutto ad occuparsi delle scorie. Se invece le spese saranno sostenute dallo stato e quindi da noi, il costo esorbitante delle centrali ricadrà quindi sulle nostre spalle, attraverso le bollette.

Grande sarà l'antidemocraticità della scelta nucleare in quanto dipenderemo sempre da una fonte centralizzata pubblica o privata.

Che il nucleare sia "pulito", è vero nel senso che è "carbon free" ,ma dire che le scorie sono pulite mi sembra un' assurdità. Solo nella fase della centrale non si produce Co2 ma in tutte le altre sì, anzi solo la fase estrattiva produce Co2, come da studio effettuato, quanto una centrale a gas e inoltre, già in questa fase c'è un enorme spreco di acqua.


Vengono ignorate opinioni come quella del CNEL, secondo cui per i prossimi vent’anni non c’è una domanda elettrica aggiuntiva che giustifichi la costruzione di nuove grandi centrali nucleari in Italia.

Il futuro dell'Italia risiede invece nelle fonti rinnovabili che secondo alcuni studi offrirebbero ben 100.000 posti di lavoro entro il 2020.


Il settore veramente trainante dell'energia italiana è quello delle fonti rinnovabili, che inoltre potrebbe far rispettare maggiormente gli impegni presi in sede europea.

Schiavi di Internet


Recenti studi mettono in allerta!

di Andrea Barletta

Ci accorgiamo di quello che ci accade intorno, fuori dal mondo internet?
Ormai una persona su due, abituata a navigare, va in panico se non effettua l'accesso a una rete fissa o mobile che sia. Studio condotto da un istituto di ricerca in Inghilterra. Il 60 % degli internauti dà segni di nervosismo se non ha l'accesso ad inernet, ed è la medesima percentuale a sentirsi tranquillizzata nel momento in cui naviga.

Nel 36% dei casi il fenomeno riguarda individui che temono di non poter più comunicare con i propri familiari, nel 31% persone che hanno paura di non riuscire a terminare un certo lavoro, il restante 27% degli intervistati, invece, va in crisi perché non riesce più ad avere contatti con i propri amici.
Esiste però il fenomeno contrario, il 27% degli internauti non potendosi collegare a internet prova sollievo, questa percentuale riguarda le persone che ogni giorno ricevono numerose mail, chiamate e messaggi vari. È per questi motivi che in Cina e USA sono sorti i primi centri per disintossicazione dalla rete, dove vi sono individui dell'età tra i 16 e i 45 anni che non riescono a starvi lontano.

In Italia, invece, è sorto il primo centro per drogati di facebook, mentre dei gruppi di lavoro delle università di Palermo, Chieti e Roma stanno approfondendo il fenomeno. Gli scienziati stanno analizzando, particolarmente, l'attività quotidiana di 100.000 ragazzi tra i 15 e i 21 anni, ottenendo come risultato che il 3,7% dei partecipanti soffre di una vera e propria dipendenza da internet.

Questo attesta che dobbiamo essere più prudenti nell'usare la rete e che, di questi tempi, può essere definita come una droga mentale per chi non riesce a controllare i ritmi di accesso a essa e ne diventa succube.



Questa nuova forma di dipendenza può provocare seri danni alla psiche della persona: depressione, isolamento sociale, disturbi del sonno, sregolatezza dei pasti e vari disturbi compulsivi. Tali disturbi non avvengono solo a livello della psiche ma anche fisico, come danni irreversibili al tunnel carpale della mano per l'uso continuo della tastiera e del mouse e l'incurvamento della spalla.

Quindi talvolta è meglio usare internet per fini scolastici e lavorativi e non utilizzarlo per puro svago o comunque utilizzarlo con parsimonia!