giovedì 26 aprile 2012


Nuova struttura sull’inferno dell’86
Černobyl':Via ai lavori, 26 anni dopo la catastrofe

di Imma Scrascia e Beatrice Padula

Dopo  la  catastrofe del 26 aprile 1986, il presidente ucraino Viktor Ianukovich celebrerà simbolicamente oggi l'avvio dei lavori per la costruzione dell'immenso arco della nuova struttura di confinamento di Chernobyl.  
I lavori, cominciati già nel 2009 con le attività preliminari, dovrebbero concludersi nel 2015. L’esercito di mille operai ucraini selezionati per erigere la nuova struttura opera in un contesto diverso, nel quale la minaccia radioattiva è notevolmente diminuita. 
La cerimonia riguarda l'inizio dei lavori per il montaggio dell'arco. Un arco che misurerà  108 metri di altezza per 162 metri di lunghezza e 257 metri di larghezza. La struttura di metallo, che ha un peso pari a 23mila tonnellate sarà assemblata nella zona decontaminata di montaggio e solo dopo verrà fatta scivolare su rotaie fino al sarcofago esistente per ridurre,in tal modo, l'esposizione degli operai e addetti ai lavori.
Contribuisce all’impianto anche l’Italia. Il consorzio ucraino Novarka ha infatti attribuito a Cimolai la fabbricazione della struttura primaria dell'arco.

E' stata inoltre preparata Chernobyl City, per l'alloggio degli operai in appartamenti sicuri. Per realizzare questa struttura, il personale nella zona di montaggio potrà contare sull’utilizzo di tute, maschere, guanti e dosimetri personali per misurare l’esposizione alle radiazioni residue. Per i lavori più pericolosi, il personale opererà protetto da schermi in cemento o piombo.
Al termine dei lavori l’arco avrà una durata di vita di 100 anni.

Oltre ai mille operai, ci saranno 50 persone esclusivamente addette alla radioprotezione. L’obiettivo principale di questa nuova opera è confinare le materie radioattive e proteggere l’attuale struttura dalle aggressioni climatiche.
 "Putroppo  il problema di Cernobyl non sarà risolto dalla nostra generazione. Il nostro compito è di mantenere la situazione sotto controllo": queste le parole di Julia Marusich del Chernobyl International Department che si sta occupa di garantire la massima sicurezza degli operai.



Vero amore  tra cane e padrone? Hachi è la prova!
di Vittoria Schifone e Serena Lacorte


Finora il termine «amore» per quanto abusato nel parlare e nello scrivere comune, rimane, per la scienza ufficiale, un sentimento proprio solo dell’ uomo. L'ipotesi degli zooarcheologi è che il rapporto d'affetto tra cane e uomo può passare da una prima fase di amicizia ad una di vero e proprio amore.
Recenti studi, effettuati con strumenti raffinati, hanno dimostrato che quando i cani sono a stretto contatto con i loro proprietari, il cervello rilascia una  delle «sostanze del piacere» (la dopamina), allo stesso modo in cui succede quando una persona si sente felice e rilassata.
Gli scienziati più ortodossi replicano che il cane in realtà si avvale di un certo numero di atteggiamenti per farsi voler bene e che assume anche con il forestiero che si mostra disponibile con lui. Insomma, vogliono bene sì, ma in cambio di qualcosa.
Bruce Fogel, veterinario e scrittore inglese, è convinto, invece, che gli studi sul rilascio di dopamina stiano a dimostrare quanto lui, e molti proprietari di cani, sostengono da una vita, che i cani sono in grado di amare in diverse situazioni. Esiste dunque, anche in loro, un tempo per ogni amore.
Proprio questo tema viene sviluppato anche nel film “Hachiko”(tratto da una storia vera ) il cui protagonista è proprio un cane, Hachi,un cucciolo di razza Akita perduto sulla banchina di una stazione da un facchino sbadato.
Approdato in America dal lontano Tibet, Hachi è raccolto dall'abbraccio amorevole di Parker Wilson, insegnante di musica, marito e padre esemplare. Vincendo le resistenze della moglie, Parker lo accoglie nella sua casa e nella sua vita, scandita dai treni, quello delle otto e quello delle cinque. Hachi, deciso a non perdersi un respiro del suo padrone, lo accompagna ogni mattina al binario e lo attende ogni sera nel piazzale della stazione. Tra una partita degli Yankees e una pallina da baseball mai recuperata, Parker e Hachi condividono il divano, la vasca da bagno e le stagioni. Un avvenimento traumatico,interromperà questo straordinario rapporto ma non piegherà la fedeltà di Hachi verso l'impegno preso: aspettare il ritorno e le carezze di Parker fino alla morte.
Il film nasconde, senza dubbio, un messaggio di profondità e valore universali, infatti, la fedeltà di Hachi ci insegna che un rapporto d’amore, quale può essere anche quello tra un cane e un uomo, può durare in eterno e non essere spezzato neanche dalla morte.


Ricorda: la vita è un sorriso!


di Francesca Camarda 


La sezione dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia ha avviato, dal 2000, una campagna di sensibilizzazione per la sicurezza stradale intitolata “Segui una rotta sicura”, per ridurre il numero di vittime sulla strada e si svolge in tutte le città italiane.
Qualche giorno fa, anche il Liceo Scientifico-Tecnologico “Vincenzo Lilla” ha avuto la possibilità di partecipare all’incontro con molto entusiasmo da parte degli studenti delle classi terze.
L’incontro è stato coordinato dal Presidente Nazionale dell’associazione Nicola Guzzi, capitano di vascello, residente a Roma, con l’aiuto del prof. Cosimo Damiano Errico, Presidente ANMI di San Pancrazio Salentino.  

Il capitano Nicola Guzzi ha messo a disposizione degli studenti e dei professori la sua esperienza e professionalità, ricordando l’importanza del rispetto del Codice della strada e ha precisato :” Non è facile, credetemi, suonare a casa dei parenti delle vittime della strada e comunicare che il loro congiunto ha perso la vita in un incidente. E’ una riflessione, questa, su cui tutti dovrebbero soffermarsi”.
L’incontro è stato reso ancora più interessante da diapositive e filmati sulle drammatiche conseguenze delle cattive abitudini e delle violazioni del Codice della strada quali: l’allacciamento delle cinture di sicurezza, miglior sistema di sicurezza per l’uomo; l’uso corretto del casco e la scelta di acquistarne sempre uno omologato; gli effetti negativi che ne conseguono per l’uso dell’alcool e delle droghe in generale e, soprattutto, prima di mettersi alla guida. Non viene neanche tralasciata la sicurezza in mare, che, per quanto bello e divertente sia, può portare a numerosi danni.
Questo incontro, quindi, ha favorito una particolare sensibilizzazione dei giovani  sul problema della sicurezza sulla strada.

mercoledì 25 aprile 2012


Scacco matto alla droga?
In arrivo “i-Heal”, l’app che combatte la dipendenza
Dalla tecnologia un aiuto contro l’astinenza

di Paola Cavallo e Luca Barco
«Molte nuove tecnologie, come l'intelligenza artificiale, il monitoraggio continuo di parametri fisiologici, le connessioni wireless e gli smartphone, possono aiutare a condurre interventi comportamentali al di fuori di ospedali o ambulatori  e mettere assieme queste opportunità in un software come iHeal significa poter intercettare nella vita reale dei pazienti modificazioni biologiche e affettive che potrebbero essere il fattore scatenante di comportamenti a rischio, per esempio l'abuso di sostanze». Così il ricercatore Edward Boyer, a capo dell’equipe di ricerca dell’Università del Massachussets, presenta la sua idea di poter creare un’app contro ogni tipo di dipendenza.
Chi possiede uno dei sofisticati iphone o ipad, potrà usufruire di un ennesimo “aiuto” per salvaguardare la propria salute. 


 Grazie a una sorta di braccialetto dotato di bio-sensori, l’applicazione sarà in grado di avvisare l’utente, tramite una notifica sonora, che richiamerà la sua attenzione, quando si trova in una condizione di pericolo data dal sopraggiungere dell’astinenza. Non bisogna pensare, però, che l’app sia rivolta solo a chi usa sostanze stupefacenti, ma anche a chi fuma o fa abuso di alcool, perché è dimostrato scientificamente che tutte le dipendenze producono gli stessi effetti sul cervello.
Attraverso il rilevamento delle modifiche fisiologiche dell’organismo, i-HEAL sarà in grado di dare consigli su come arginare il bisogno quotidiano (o orario) della dose. L’app sarà utile anche per diagnosticare dipendenze non diagnosticate o poco considerate, intercettando modificazioni biologiche o affettive della vita reale che monitorano lo stato d’animo delle persone.

Naturalmente, si pensa anche al design del braccialetto, che molto probabilmente dovrebbe essere simile ad un orologio, senza particolari segni di riconoscimento, in modo che la gente che lo usa non venga “etichettata” per questo problema. Dal risultato dei primi sondaggi, è emerso che la maggior parte ritiene quest’idea molto utile, ma è chiaro che per “uscire dal tunnel”, occorre, innanzitutto, avere forza di volontà, poiché senza di essa, non c’è nessuna app che possa salvare dalla droga.




Latino in web, tutto più facile

di Stefania Iunco

“Imparare il latino, è un gioco da ragazzi!”Questo quanto emerso dall’idea di due linguisti, che per oltre due anni hanno lavorato a questo favoloso progetto.
Un programma che aiuti gli allievi prima nel ragionamento logico, poi nella traduzione con i termini più appropriati. Un tutor di latino che sostituisce le vecchie ripetizioni online.
Si chiama CICERO e sarà disponibile dalla prossima settimana, in tutti i licei, al sito www.fga.  
Gli studiosi, però, ammettono che  questo progetto non aiuta a copiare, ma semplicemente a ragionare sul testo. Boero, allievo di Gian Luigi Beccaria e consulente di latino presso Loescher, si è occupato dei contenuti. Allora linguista computazionale, ha lavorato nel codice informatico. Ivan Molineris, specialista di sistemi complessi, ha fatto il resto. La fusione di queste tre menti, ha suscitato un particolare interesse nella Fondazione Agnelli.
Il funzionamento sembra piuttosto semplice. Il professore sceglie una versione, tra quelle presenti nel programma, in cui gli autori disponibili sono: Fedro, Cicerone, Livio e Apuleio. L’alunno lavora su una schermata con tre finestre: a sinistra, il testo latino, al centro lo spazio da riempire con la traduzione e a destra delle domande sull’analisi logica. Alla fine del lavoro, CICERO saluta con la frase: “Gaudemus, hai finito.” Ma non darà un risultato, poiché il lavoro sarà consegnato al docente che lo correggerà.
Gli stessi ricercatori di CICERO, stanno lavorando ad un software che riguarda la “Divina Commedia” di Dante. Ora, però, l’impegno è sul Latino, nonostante il calo delle iscrizioni nei licei a vantaggio di tecnici e professionali. Riusciranno i nostri “eroi” a portare a termine nuovi progetti di questa grandezza?






MORIRE PER I PROPRI DIRITTI
di Federica Gioia e Antonella Matarrelli 

Gravi le condizioni del giovane operaio, di origine marocchina, che davanti al Palazzo Barbieri, sede municipale di Verona, ha tentato il suicidio dopo non aver percepito lo stipendio per ben quattro mesi, come ha lui stesso dichiarato.
Sin dall’antichità, l’uomo ha sempre lottato per i propri diritti, ma per uno in particolare: essere ripagato per il lavoro svolto con impegno e dedizione.
Questo è stato a spingere il ventisettenne operaio edile di un consorzio cooperativo di servizi d’impresa a compiere il gesto estremo di cospargersi di benzina, provocandosi gravi ustioni alla testa e alle gambe.
L’aiuto della compagnia dei Carabinieri è stato fondamentale per la vita del giovane muratore, infatti, grazie al loro immediato intervento, non si trova in pericolo di vita, ma è ricoverato presso l’ospedale civile maggiore di Verona.
Dopo i primi soccorsi, sono riusciti anche a recuperare l’accendino e la bottiglia, con i quali aveva deciso di farla finita.
Non è questa la prima volta che un uomo tenta di rivendicare i propri diritti, togliendosi la vita; infatti, come è stato dichiarato dal segretario del Prc Paolo Ferrero: “Nel paese si moltiplicano i gesti di disperazione come l'ultimo tentato suicidio dell'operaio edile che si e' dato fuoco oggi a Verona: la responsabilità di tanta disperazione, che coinvolge operai e piccoli imprenditori che non sanno come pagare i loro debiti, sta nelle politiche del governo e delle banche “ .

Il Chelsea crede nell’impresa
di Matteo Carbone
 
“Non pensavamo di vincere, crediamo alla Champios”.
Così esordisce Roberto di Matteo, tecnico del Chelsea, nella conferenza stampa subito dopo la semifinale d’ andata di Champions League contro il Barcellona.
La squadra inglese si è imposta 1 - 0 sull’ armata spagnola con il goal, al minuto 47 del primo tempo, dell’ attaccante ivoriano Didier Drogba.
Una partita spettacolare, ricca di colpi di classe, ma anche di brutte situazioni, che, nel corso della partita, hanno lasciato il posto al gioco spettacolare delle due squadre.
Complice del risultato ottenuto è anche la voglia di “vendetta” e rivincita della vecchia guardia del Chelsea che, nel 2009, affrontando il Barcellona in semifinale, perse la partita a causa di errori grossolani dell’ arbitro Ovrebo.
Il tecnico naturalizzato italiano è soddisfatto del risultato della semifinale d’ andata e dell’ atteggiamento tattico della squadra, che è riuscita a limitare i “fenomeni” della squadra spagnola.
“ Abbiamo difeso bene senza concedere tanto. Con loro ci vuole anche un po’ di fortuna. Al Camp Nou non giocheremo per il pari, cercheremo di sfruttare le occasioni che avremo” conclude il tecnico dei blues rinviando i festeggiamenti alla semifinale di ritorno.